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Nuovo disegno di legge abilita l'autocertificazione per adottare

Saranno le coppie a presentare le autocertificazioni per adottare un bambino

Estratto da canali.libero.it

Giovedí 13.10.2005

La Prestigiacomo: "Saranno le coppie a presentare le autocertificazioni per adottare un bambino"

Con tempi più rapidi e autocertificazioni di idoneità al posto dei controlli preventivi disposti dal Tribunale, le adozioni internazionali potrebbero non essere più un sogno irrealizzabile per tante coppie, spesso sfiduciate dal lungo iter burocratico da affrontare. Come? Attraverso il disegno di legge (già approvato dal Consiglio dei ministri e in discussione al Senato) del ministro alle Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo che, in un'intervista su L'Espresso del 20 Ottobre, spiega: "Io parto dal presupposto che tutte le coppie sono idonee. Sarà la coppia a presentare i documenti che la riguardano. Il tribunale valuterà i documenti, avrà dei colloqui con loro e deciderà. I servizi sociali interverranno ad adozione avvenuta".

La proposta, però, ha raccolto anche molte critiche fra associazioni di settore come l'Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) ed esperti che sostengono che in questo modo si corre il rischio di adozioni meno garantite e meno trasparenti. Il ministro Prestigiacomo, invece sostiene che, non solo le famiglie con un buon reddito potranno adottare un bambino straniero, ma anche quelle meno abbienti e questo attraverso i 10 milioni di euro messi a disposizione del Governo per rimborsare parte delle spese sostenute. "Insomma - afferma il ministro - la piccola battuta d'arresto dei mesi scorsi dovrebbe essere finita".

 

Estratto da l'ESPRESSO del 20 Ottobre 2005

 

GENITORI A OSTACOLI / IL PROGETTO DEL GOVERNO

 

Voglio adozioni fai-da-te

Autocertificazione invece dei controlli del tribunale. E taglio dei tempi per l'idoneità.          Il ministro spiega la sua proposta. "Per me tutte le coppie sono adatte"

Tempi più rapidi e burocrazia dimezzata per le adozioni internazionali. È quel che promette Stefania Prestigiacomo, che come ministra alle Pari opportunità è la responsabile della Commissione che da cinque anni regola il traffico dei piccoli stranieri adottati in Italia. Per placare il malumore delle famiglie costrette ad attese sempre più lunghe e per rispondere al calo delle adozioni di quest'anno, Prestigiacomo ha presentato un disegno di legge, già approvato da! Consiglio dei ministri e in discussione al Senato, che qualcuno definisce un manifesto elettorale: le coppie, in sostanza, invece degli attuali controlli preventivi disposti dal tribunale, si limiteranno ad autocertificare la propria idoneità all'adozione. Ma queste norme stanno raccogliendo anche molte critiche, in primo luogo fra esperti e associazioni del settore. 

Che cosa non funziona secondo lei nelle adozioni internazionali in Italia? «Premetto che per me il quadro è positivo, anche grazie a quel che abbiamo fatto in questi anni. Dal 2001 le adozioni internazionali sono raddoppiate. Quel che non va sono i tempi lunghi per i! decreto di idoneità. Siamo bersagliati da lettere dove gli aspiranti genitori denunciano la lentezza e l'invasività degli interrogatori nella fase iniziale del percorso, quando appunto devono essere sentiti varie volte da psicologi e assistenti sociali».

E lei vuole togliere di mezzo questa indagine, con l’argomento che nessuno fa gli esami ai genitori biologici e quindi bisogna usare lo stesso metro con gli adottivi. Ma è più complicato il rapporto con un bambino straniero, spesso grandicello, a volte traumatizzato... «Io parto dal presupposto che tutte le coppie sono idonee fino a prova contraria. Chi sceglie l'adozione internazionale ha già fatto un suo percorso individuale, non affronta un passo del genere con leggerezza. Mi sembra troppo semplicistico e anche offensivo pensare di "formare" un genitore adottivo attraverso i controlli dei servizi sociali. Noi abbiamo scelto di semplificare il percorso. Sarà la coppia a presentare i documenti che la riguardano, e poi a rispondere a un questionario scritto sulle proprie attitudini. Il tribunale, che può contare su psicologi ed esperti, valuterà i documenti, avrà dei colloqui con la coppia e deciderà. Piuttosto vogliamo far intervenire i servizi sociali dopo che il bambino è arrivato, perché effettivamente il primo periodo può essere difficile».

Una storica associazione di genitori adottivi come l'Anfaa la pensa diversamente. "Purtroppo ci sono aspiranti genitori non adatti. Intervenire con un sostegno dopo, ad adozione avvenuta, è troppo tardi", scrivono in un loro documento. E intanto il presidente dei magistrati minorili, Pasquale Andria, sostiene che si “ corre il rischio di adozioni meno garantite e meno trasparenti” «Col sistema attuale il 97 per cento delle coppie ottiene l’idoneità, la parte restante quasi sempre ricorre in appello e la ottiene ugualmente. Se ci sono “aspiranti genitori non adatti”, quindi, l’attuale sistema non è in grado di individuarli. Noi abbiamo proposto che le indagini, se necessarie, potranno sempre essere fatte proprio dai giudici che devono dare l’idoneità. I giudici, quando lo ritengono opportuno, possono avvalersi degli organi della pubblica amministrazione. D’altra parte credo che si ottengano notizie più utili da un certificato penale che da interrogatori indiscreti sulla psiche o i desideri delle persone. E poi non è vero che c’è contrarietà sulla riforma. Ho avuto apprezzamenti da molti entri autorizzati ed anche dall’opposizione».

Resta il fatto che i paesi stranieri per le adozioni chiedono relazioni sempre più dettagliate. Se  la legge passerà forniremo un quadro più povero, mettendo a rischio le adozioni stesse. «Se sarà necessario aumenteremo la documentazione. Ma in compenso abbrevieremo finalmente i tempi di attesa».

Veramente gli esperti sono abbastanza concordi nel ritenere che i tempi lunghi non dipendono tanto da quel che succede in Italia, quanto nei paesi stranieri. Basta che alcuni di loro chiudano il rubinetto, come è successo da poco con l'Ucraina o due anni fa con la Romania. «A dire il vero le coppie lamentano e anche molto le lungaggini in Italia. Attendere oltre un anno in media per avere l'idoneità non è giusto. E su questo noi siamo intervenuti. Noi possiamo incidere soprattutto sull’ iter in Italia. Per quanto riguarda la situazione all'estero posso annunciare che proprio in questi giorni la presidente della Commissione per le adozioni internazionali Roberta Capponi è riuscita a ristabilire un rapporto con l'Ucraina e che la situazione si sbloccherà presto. Con la Romania nel 2003 avevo ottenuto 105 adozioni andando in missione a Bucarest. Purtroppo quel paese ha voluto darsi una legge che in pratica proibisce queste adozioni. Adesso stiamo cercando di sbloccare molte adozioni già avviate in Bielorussia. Insomma, la piccola battuta d'arresto dei mesi scorsi dovrebbe essere finita».

Si dice che è sbagliato fare semplici protocolli  come quello con i rumeni e non stringere accordi come fanno molti altri paesi europei, che così hanno una prospettiva più sicura. «È una critica vuota di contenuto. Il protocollo d'intesa precede l'accordo ed è sufficiente ad aprire i canali dell'adozione. Gli accordi richiedono procedure più lunghe. E se poi un paese decide per una politica restrittiva non c'è accordo che tenga. E’ più importante avviare queste collaborazioni, e anche sostenere gli enti e le associazioni che poi devono operare nei vari paesi».

Sugli enti si sentono molte critiche. Sono trop pi, spesso non avvertono di quanto sarà lunga  l'attesa, e i costi lievitano in corso d'opera. «Gli enti sono uno dei settori in cui abbia mo cominciato a mettere ordine. La Commissione adozioni internazionali è oggi in grado di controllare in tempo reale, attraverso un collegamento informatico, l'iter di ogni pratica di adozione. È un'operazione di trasparenza molto importante, a cui si aggiunge il tariffario che stabilisce il tetto massimo di spesa per ogni nazione. Nel 2001, in seguito a varie denunce dove si parlava di adozioni costate 100 milioni e di  famiglie che avevano ipotecato la casa, avevamo fatto un'indagine conoscitiva sui costi e abbiamo deciso di calmierarli».

Le denunce di richieste sottobanco continuano. E resta il fatto che le adozioni internazionali possono permettersele solo le famiglie che hanno un buon reddito. «Per affrontare questo problema l'anno scorso abbiamo messo a disposizione 10 milioni di euro per rimborsare parte delle spese alle famiglie meno abbienti. Nella Finanziaria di quest'anno la misura è andata a regime e sono previsti 10 milioni l'anno per i prossimi tre anni».

Insomma, lei sembra soddisfatta di quel che avete fatto finora. Ma ci sono ancora varie cose che non vanno. Per esempio, grazie alla Bossi-Fini, i bambini adottati che arrivano in Italia devono chiedere il permesso di soggiorno. E se sono appena un po' grandicelli gli si prende anche l'impronta digitale. «È un problema che va superato, è avvilente per la famiglia, anche se riguarda bambini in arrivo dai pochi Stati. Se ne occuperà il testo unico dell'immigrazione».

Perché secondo lei aumentano le richieste di adozione internazionale? «Probabilmente gioca l'emergenza che riguarda i bimbi italiani ancora negli istituti. on conosciamo ancora esattamente il loro numero. E vorrei anche sapere perché tanti non vengono dichiarati adottabili».

Crede che l'aumento delle richieste di adozione dipenda anche dalle restrizioni della legge sulla fecondazione assistita? «Ho sempre rifiutato di considerare l'adozione e la fecondazione assistita due scelte sovrapponibili e trovavo offensivo nei confronti delle donne certi inviti insistenti ad adottare. È possibile che molte provino tutti e due i percorsi, soprattutto con la nuova legge 40. Ma è difficile essere sicuri che sia proprio così».

colloquio con Stefania Prestigiacomo di Chiara Valentini 

 
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             Aggiornato il 13-08-2015